E’ ancora visitabile fino al 7 di maggio al Museo degli Innocenti di Firenze,  la mostra dedicata al grafico olandese Maurits Cornelis Escher, incisore versatile e geniale. La mostra ripercorre le varie fasi della sua attività artistica. Ci sono anche giochi interattivi che coinvolgono il pubblico come le foto selfie che si possono scattare all’interno della celeberrima “Mano con sfera riflettente”. Un’esposizione molto coinvolgente che guida il pubblico attraverso gli infiniti artifici grafici che contraddistinguono il mondo  fantastico e incredibile di questo artista unico nel suo genere.

Sono oltre  200 le opere ospitate negli spazi dello storico Museo degli Innocenti che, grazie alla collaborazione con Arthemisia, è diventato un punto di riferimento del capoluogo toscano come sede di grandi mostre d’arte.

Scoperto dal grande pubblico negli ultimi anni, Escher è diventato uno degli artisti più amati in tutto il mondo, tanto che le mostre a lui dedicate hanno battuto ogni record di visitatori.

Escher nasce nel 1898 in Olanda e vi muore nel 1972. Nel 1922 visita per la prima volta l’Italia, dove poi visse per molti anni, visitandola da nord a sud e rappresentandola in molte sue opere. Inquieto, riservato e indubbiamente geniale, Escher nelle sue celebri incisioni e litografie crea un mondo unico, immaginifico, impossibile, dove confluiscono arte, matematica, scienza, fisica, design.

La mostra di Escher si configura come il primo grande evento espositivo all’interno del complesso monumentale – progettato da Filippo Brunelleschi – che ospita il meraviglioso e ricchissimo Museo degli Innocenti che, con le mostre firmate Arthemisia, si è già avviato a essere sede di grandi mostre d’arte..

Con il patrocinio del Comune di Firenze, dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e In Your Event, ed è curata da Mark Veldhuysen – CEO della M.C. Escher Company – e Federico Giudiceandrea, uno dei più importanti esperti di Escher al mondo.

La tecnica

Escher era un grafico. Nel mondo di oggi molti di noi pensano che un grafico sia qualcuno che si occupa di grafica computerizzata, ma qualche decina di anni fa con la parola “grafico” ci si riferiva a un artista che realizza stampe, un incisore. Persino il termine “stampa” oggigiorno ha un significato diverso. Pensiamo a qualcosa che esce dalla stampante del computer in forma di copia – una cosa completamente priva di originalità. Una stampa di Escher, invece, è un lavoro originale su carta stampato con una matrice che l’artista intagliava a mano. Sebbene già la matrice sia di fatto una scultura, la stampa, creata trasferendo l’immagine dalla matrice inchiostrata su carta, è l’opera d’arte vera e propria. Ciò consente di stampare più opere originali con una singola matrice. La raccolta di lavori grafici di Escher è composta complessivamente da circa 450 stampe diverse, alcune delle quali sono state tirate in centinaia di copie, mentre di altre ne esistono solo pochi esemplari. Escher usava quasi esclusivamente 6 diverse tecniche di incisione: le incisioni su linoleum (o linoleografia), le xilografie, le xilografie di testa, le acqueforti, le mezzetinte e le litografie. Ognuna ha le sue particolari sfumature che la differenziano dalle altre sia in termini di complessità sia per quanto riguarda l’aspetto finale dell’opera d’arte.

La carriera di Escher come incisore iniziò all’età di 17 anni, quando fece la sua prima incisione su linoleum nel 1916, un ritratto di suo padre. Un’incisione su linoleum viene realizzata stendendo uno strato liscio e morbido di linoleum che aderisce alla superficie della matrice in legno. Incidendo la superficie con un coltello o una sgorbia a V, Escher rimuoveva dal linoleum le parti che, una volta stampata l’immagine, voleva rimanessero bianche o incolori

Escher e L’Italia

Il paesaggio italiano gioca un ruolo monto importante in tutta la produzione dell’artista olandese.

Il primo contatto con l’Italia avvenne nel marzo 1921. Insieme ai suoi genitori, Escher intraprese un viaggio di 20 giorni lungo le coste del Mediterraneo, partendo dal Sud della Francia, costeggiando la Costa Azzurra, fino alla Liguria. Escher all’epoca aveva 22 anni ed era ancora uno studente della Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem sotto la guida di Samuel Jesserun de Mesquita, uno dei più importanti esponenti dell’Art Nouveau olandese. Escher scrisse al suo amico Jan van der Does di non essere particolarmente impressionato dal paesaggio mediterraneo: «all’inizio sembra tutto travolgente ma dopo una settimana tutto diventa ordinario.» L’anno successivo Escher ultimò i suoi studi ed iniziò la sua attività di incisore ad Haarlem; l’impatto con la vita lavorativa non fu dei migliori e presto arrivarono le prime delusioni. I suoi lavori non trovarono grande accoglienza così che, alla ricerca di nuova ispirazione, decise, sulle orme dei grandi artisti mitteleuropei, di intraprendere con due amici il Grand Tour, un viaggio in Italia, per visitare le regioni centro-settentrionali. Fu particolarmente colpito dalla campagna e dalle città della Toscana, in particolare da San Gimignano (San Gimignano) e da Siena (Tetti di Siena). Ricordandosi del viaggio in calesse alla volta di San Gimignano scrisse: “…mentre le 17 torri di San Gimignano si avvicinavano sempre di più. Era come un sogno, che non poteva essere reale”. Escher si innamorò del paesaggio, della natura e dell’arte italiana. Entrò in contatto anche con l’arte moderna, visitando la XIII Biennale di Venezia, dove venne presentata la prima retrospettiva dedicata ad Amedeo Modigliani. Tornato in Olanda non riuscì a trovare pace e pochi mesi dopo, nell’autunno del 1922, dopo un viaggio in Spagna, tornò in Italia, fermandosi a Genova, Pisa, Roma e spingendosi per la prima volta fino al Meridione, sulla Costiera amalfitana, dove nel 1923 conoscerà la sua futura moglie Jetta Umiker, figlia di un industriale svizzero. L’Italia ebbe un effetto positivo sul carattere introverso e malinconico di Escher tanto che nel 1924, dopo il matrimonio con Jetta a Viareggio, si stabilì a Roma. In quel periodo Escher si confronta con diversi movimenti artistici dei primi del Novecento. In quegli anni, lo sviluppo di nuove teorie scientifiche, anticonvenzionali e controintuitive, come la teoria della relatività e la meccanica quantistica, rimettono in discussione la visione euclidea dello spazio e le leggi della prospettiva. Primo fra tutti, il cubismo si appropria di queste teorie, affermando che se nessuna rappresentazione del vero, nessun disegno né quadro poteva competere con la realtà allora tanto valeva sfruttare le possibilità della rappresentazione bidimensionale sul foglio o sulla tela per sperimentare la simultaneità dei punti di vista e la mutazione delle immagini. Su questa scia si muovono anche le avanguardie divisioniste, simboliste e futuriste.

Nel 1936 intraprende un viaggio a Malta, Sicilia e Spagna, dove fu colpito da Granada. Il suo profondo e denso rapporto con l’Italia è comunque presente in moltissime sue opere, sia direttamente che sottoforma di “citazioni grafiche” : il riferimento al paesaggio italiano è evidente ad esempio  in Ciclo del 1938, in cui l’elemento principale è una tassellatura del piano che si collega, attraverso un processo di trasformazione, a una realtà presente nei suoi ricordi. Si tratta della tassellatura numero 21 del suo personale catalogo, realizzata nel 1938 a Ukkel in Belgio. L’architettura, che fa da contorno alla metamorfosi del tassello che si immerge nel piano privo di spazi vuoti, si ispira infatti alle tipiche case della Costiera amalfitana già rappresentate in incisioni come (Vecchie) Case di Positano del 1934 mentre il paesaggio, che dietro le case sfuma verso l’orizzonte, è ripreso da Fiumara di Stilo,  stampa realizzata in seguito al suo viaggio in Calabria nel 1930. Un’altra opera che attinge ai ricordi italiani è Altro Mondo del 1947, dove è rappresentato lo Simorgh, uccello mitologico della religione mazdaica. Una statuetta di questo animale fu regalata a Jetta dal padre di ritorno da un viaggio in Baku in Azerbaijan ed Escher lo teneva in bella vista sul tavolino nel salotto della sua casa in via Poerio a Roma e ne aveva fatto diversi disegni, usati anche per l’incisione Natura morta con specchio sferico del 1934.

(Info tratte dai saggi di Federico Giudiceandrea  e Salvatore Iaquinta nel Catalogo della mostra)

ESCHER – Museo degli Innocenti, piazza della Santissima Annunziata, 13, Firenze ,  fino al 7 maggio

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