Amore disperato - Venerdì del cuore

Sono un uomo di 55 anni, e dopo 10 anni di matrimonio tempestoso ho deciso (abbiamo deciso, insieme) di separarmi. Sono un bell’uomo, senza false modestie, e economicamente sono messo molto bene. Ho diverse corteggiatrici ma quando è il dunque dico sempre no. Premetto che non tornerei mai indietro, non voglio tornare con mia moglie. La convivenza con lei è impossibile. E sono certo che se accadesse, ma nemmeno lei penso lo voglia, durerebbe qualche giorno e poi ricomincerebbe tutto daccapo. Ma io conservo una sorta di sacralità del mio matrimonio. Ed è come se la eco del mio innamoramento iniziale per Giulia non si sia ancora spenta. Faccio fatica a pensare di andare a letto con un’altra donna. Mi sembrerebbe di tradire me stesso. Non mi va, non mi va proprio. Bene o male la storia d’amore con mia moglie è stata speciale. E so che non si ripeterà. Questo mi fa stare male. Vado in vacanza da solo, passo i week end da solo. Non abbiamo figli, e questo se da una parte è una fortuna perché avrebbero sofferto della nostra separazione, dall’altra penso che comunque i figli sarebbero una ragione di vita. Per me. Mi sento solo e a volte, disperato. Possibile che la vita finisca a 55 anni? Cosa devo fare?
Lettera firmata

Risposta

Ciao mio caro amico,
uomo di 55 anni. Non mi hai scritto il tuo nome, ma non è importante, anzi, sei stato molto chiaro ed esaustivo nell’esporre la tua situazione e questo rende il nostro confronto più semplice ed immediato, a dispetto del fatto che tu lo viva da uomo, mentre io da donna. Ho letto molto attentamente le tue parole ed ho provato ad analizzarle con cautela perché solo in questo modo posso permettermi il privilegio di esprimere un pensiero personale in merito. Diverse cose mi hanno colpita, ad esempio la tua espressione : “ho deciso (abbiamo deciso, insieme) di separMI”, e non hai scritto, invece: di “separarCI”. Questo, ha rafforzato in me l’idea che tu abbia maturato una scelta interiore individuale cioè che prescindesse dalla complicità o meno di tua moglie ma mi fa pensare anche che tu lo abbia fatto per il bene comune e con un grande senso di responsabilità quindi, dal mio punto di vista, ritengo sia stata la decisione più opportuna da prendere. Ancor di più, però, mi ha colpita l’idea sacra che conservi del tuo matrimonio, dell’innamoramento iniziale, della vostra relazione speciale. Tutto questo è comprensibile, anche molto romantico e condivisibile ma fa parte di una sfera emotiva che viaggia su livelli estemporanei, quelli cioè della classica nostalgia dei momenti felici, dell’infatuazione che ti fa vedere tutto bello e possibile, della scoperta di un sentimento nuovo. Meravigliose sensazioni che però nel tuo immaginario sono rimaste intrappolate fisicamente nel corpo della donna che avevi scelto come compagna per la vita e che per questo motivo non riescono a volare come tu stesso vorresti che facessero. Ti svelo una cosa allora, (lasciami passare l’ironia dell’espressione), non deve essere così per forza. Si è concluso un capitolo della tua storia, di una storia che è nata libera, spontanea, senza aspettative future e senza i condizionamenti del passato. Ora stai vivendo una fase diversa. Probabilmente ti sembrerà una sorta di sopravvivenza inutile, trascorsa senza senso tra un ricordo struggente che prende forma sulle note di una canzone che vi apparteneva e quella sensazione di solitudine e di sconfitta a causa di ciò che non è stato possibile più. Ma è pur sempre vita, la tua vita, la tua storia. Sei un uomo piacente? Non hai problemi di natura economica? Bene, non razionalizzare questi aspetti rendendoli un presupposto per confrontarti con il resto del mondo, semplicemente goditeli come dono che ti ha fatto la vita. Oltre al tuo matrimonio finito, sacro e sacrosanto è il tuo diritto di dire no alle donne che non hanno suscitato in te nulla che possa minimamente essere paragonato a quel sentimento. Sacro e sacrosanto è il tuo diritto di metabolizzare, con i dovuti tempi, il tuo importante cambiamento, sacro e sacrosanto è anche soffrirne consapevolmente. Non dimenticare mai, però, che non possiamo desiderare ciò che ancora non conosciamo, e la vita, a 55 anni, è tutta ancora da scoprire. L’unica cosa che ti farà veramente volare di nuovo, per quel poco che ho capito di te, sarà solo l’assoluta libertà di qualcosa che nasca ancora una volta libera, spontanea, senza aspettative future e senza i condizionamenti del passato, proprio come ti è già accaduto e come ti auguro che accadrà ancora. Un’ultima considerazione, prima di salutarti e di ringraziarti per la fiducia riposta nella mia capacità di comprenderti: ho notato che hai concluso la tua lettera scrivendo “mi sento solo e a volte, disperato”, ottimo, questo vuol dire che non lo sei davvero, te lo stai solo raccontando. Prova allora a raccontarti qualcosa di nuovo, a volte, le belle storie, iniziano proprio con: “C’era una svolta…”.

— La rubrica il Venerdì del Cuore è tenuta da Daniela —
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