Per riuscire a salire su quel volo senza provare angoscia, paura, senso di fine imminente, dovette andare molto indietro. A prima, prima di Delia, prima delle sue angosce incrostate nella sua anima, prima della paura del distacco.
Doveva tornare alla prima volta che era salito su un DC10, a qualche anno prima (non erano poi tantissimi). Volo per Palermo, sensazione di eccitazione, volo, esaltazione. Atterraggio davanti al Monte Pellegrino.
L’investigatore Walter si concentrò e si fece forza. Anzi si fece nulla, si fece vergine, in qualche modo. A volte gli riusciva bene di spogliarsi delle sue zavorre incagliate nel suo spirito che in fondo, molto in fondo, era leggero.
Destinazione del viaggio, Catania Fontanarossa. Doveva andare per lavoro. Tornare alla terra dei suoi genitori, alla sua isola.
Si trovò al momento del decollo come risvegliato dal torpore che gli aveva permesso di fare tutte le cose pratiche: scelta delle macchine fotografiche e degli obiettivi, bagagli, biglietto, check-in, eccetera. Sotto di lui c’era un mare di nuvole.
In fondo – pensava – se precipitassi affonderei in quell’oceano di batuffoli bianchi, sarebbe come dormire sonni celesti.
Cambiò immediatamente pensieri. Lo aiutò la hostess (un po’ paffutella per la verità), che gli offrì acqua e dei crackers. Pensò a quello che doveva fare, riprese il taccuino con i suoi appunti e con l’indirizzo dell’albergo di Marzamemi dove avrebbe trovato il commercialista.
Dopo l’atterraggio si sentì molto a terra. Nel senso che gli mancava quella sensazione di incertezza, di instabilità dei vuoti d’aria, di volo, insomma. Sorprendentemente in quel tragitto erano spariti un sacco di fisime e di preoccupazioni inutili.
Sull’autobus per Messina pensò a suo cugino che lo aspettava ad Acicastello con la R4 bianca che gli avrebbe prestato per qualche giorno. Con quella macchina avrebbe raggiunto Avola, in modo da essere abbastanza vicino a Marzamemi, dove il commercialista se la stava spassando con la sua teutonica amante.
Il cugino faceva un sacco di lavori. Idraulico, musicista, venditore di profumi. Ma ora faceva il cuoco nei ristoranti. Sempre cucinato bene Cicciuzzo, fin da quando era “caruso”.
-Fai attenzione all’acqua del radiatore – gli disse Cicciuzzo, dopo che gli ebbe offerto un arancino e un bel bicchiere di vino rosso che lo fece vacillare per qualche secondo – tende un po’ a scaldare la macchina. E quando hai finito vienimi a trovare all’albergo dell’Etna, ecco l’indirizzo – e mise sul tavolo del tinello un biglietto da visita – Sentirai che fresco lassù. Mi ridai la macchina e poi ti accompagno io all’aeroporto –
Il cugino, occhi azzurri e capelli neri, fece schioccare la lingua dopo aver bevuto il bicchiere di vino e diede un buffetto a Walter: – Miii, chi minchia di mestiere che ti sei trovato…. –
Walter sorrise. Poi si alzò, ringraziò, baciò, e si mise in viaggio lungo la nazionale, destinazione Avola.
A Siracusa si fermò ad Ortigia, mangiò in un ristorante vegetariano. Ci capitò quasi per caso e poi approvò la scelta del destino. C’era ancora un po’ di strada da fare ed era meglio non esagerare con cibi pesanti. E poi Ortigia era stupenda, avvolta in quell’atmosfera da sogno. Ripartì dopo aver rimboccato l’acqua nel radiatore della Renault.
Arrivò ad Avola che era quasi il tramonto. Posò i suoi bagagli all’agriturismo che aveva prenotato. Poi usci di nuovo diretto a Calabernardo, dove avrebbe preso un aperitivo in quel bar che conosceva. Prima di uscire telefonò alla cugina Chiara. Le aveva promesso di andarla a trovare. Al telefono Chiaretta gli disse che aveva preso una bella barca, un catamarano ormeggiato al porto di Catania.
Quando passi per Catania per andare da Cicciuzzo – diceva la cugina – ci facciamo una notte in barca così chiacchieriamo, magari ci ubriachiamo pure, guarda che se non vieni mi offendo e non ti parlo più –
Walter arrivò al bar sul mare che il sole era sparito dall’orizzonte, ma irradiava ancora i suoi raggi benefici color rosso fuoco. Sul tavolo di alluminio il suo bourbon allungato con le arance del posto. Salvatore, il barista, lo apostrofò: – Iallora, Watter, quannu cià finisci di iucari a fari u poliziottu e ti ni tonni a casa? –
Walter si sentiva a casa, si sentiva in vacanza. Non pensò al lavoro, a Lorena, a Clelia. Si sentiva benissimo, era a casa. Era in Sicilia.
Appunti di viaggio:
Albergo sull’Etna: https://www.boscociancio.eu/
Il bar di Calabernardo: Piazzale Rosa dei Venti, 96017 Calabernardo SR
Orari: Aperto Chiude alle ore: 23:30
Telefono: 0931 812349
Il catamarano ancorato al porto di Catania: Bed and Boat – crociere – minicrociere, eventi – Instagram: sailluxuryexperience – tel 324 0826300
Il ristorante vegetariano: https://www.moonortigia.com/
Le nuvole: ryanair.com